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LITOST 

The otherness

di e con: Marianna Miozzo

testo di: Gabriele Dalla Barba

produzione e distribuzione: Artisti Drama

Litost-The Otherness è un progetto artistico nato dall’idea della danzatrice Marianna Miozzo di affrontare attraverso il linguaggio della danza contemporanea e della performance il tema del rapporto con l’altro.
L’attenzione dell’autrice è rivolta al confine sul quale si arrestano le possibilità di una comunicazione trasparente, diretta, e al limite strutturale su cui si apre la scena dell’incomunicabile.

Il lavoro su queste tematiche ha inevitabilmente aperto un numero consistente di articolazioni possibili, sia sul piano concettuale che su quello operativo. Di conseguenza, a una serie di riflessioni condotte durante l’ideazione e ad alcuni incontri prolifici con altri artisti si è deciso di lasciare al lavoro la libertà di osare e di sperimentare diversi registri, avvalendosi di importanti collaborazioni e intrecciando linguaggi differenti, in modo da dare all’ampiezza e alla complessità dell’argomento il giusto respiro.

Dopo una tournée in Palestina, luogo per eccellenza in cui si intrecciano le diversità e si verificano conflitti su quel confine che segna la separazione tra identità e alterità, l’artista ha deciso di utilizzare il muro come oggetto archetipico attorno al quale organizzare la riflessione e l’operazione artistica.

Il muro rappresenta in modo molto efficace la spinta ad evitare il confronto con le alterità che mettono in pericolo l’unificazione in una identità ideale (litost). E allo stesso tempo porta sempre con sé la possibilità di essere abbattuto, scavalcato, scritto, di compiere un atto che lo trasfiguri conducendoci alla prossimità liminare di un incontro. Dunque, nel percorso concettuale dell’artista il muro è prima un elemento che esprime l’assurdità insita nell’ordine di cose e si concede come metafora dello scarto, della distanza esistente tra due esseri umani, due popoli, tra il corpo e la parola, l’immagine e la materia... E diviene poi la dura faccia di una realtà inaggirabile, ma sulla quale non è possibile smettere di scrivere, di creare, di infrangere contro di esso la nostra potenza espressiva, l’energia del nostro corpo, l’atto del nostro desiderio di continuare a percorrere le fessurazioni nonostante l’impossibilità di attraversarlo completamente.

La parola che si indirizza ai muri
ha la proprietà di ripercuotersi.
I muri sono fatti per circondare un vuoto

- J. Lacan ​

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